mente nell’organismo, e che erano la causa della malattia, sono eliminati e dopo una crisi più o meno grave il corpo ritorna alla salute.
La vita intellettuale, per Nietzsche, non è che la traduzione razionale della vita fisica. «La tua piccola ragione, egli dice, che tu chiami «Spirito», non è che uno strumento del tuo corpo, o mio fratello, un piccolo strumento, un piccolo giocattolo della tua grande Ragione... I sensi e lo spirito non sono che strumenti e giocattoli: dietro di essi vi è ancora «Sè stesso». Il «Sè stesso» cerca pure con gli occhi dei sensi; ascolta pure con le orecchie dello spirito... Dietro i tuoi sentimenti e i tuoi pensieri, o mio fratello, si trova un padrone potente, un saggio sconosciuto, — egli si chiama «Sè stesso». Egli abita il tuo corpo, egli è il tuo corpo». La salute o la malattia hanno dunque la loro esatta ripercussione sull’anima. Ad ogni stato del corpo corrisponde uno stato dell’anima; una filosofia è l’indice di tale o tal altro stato di salute. Ora per Nietzsche il pessimismo sotto tutte le sue forme — ascetismo cristiano, religione della sofferenba umana, morale della pietà, socialismo egualitario, ecc. — non è altra cosa che l’equivalente psichico della degenerescenza fisica; in coloro che lo professano è dunque il sintomo di un indebolimento della vitalità. E allo stesso modo che il degenerato sceglie istintivamente gli alimenti propri ad affrettare la sua decadenza, così il pessimista si porta spontaneamente verso degli alimenti intellettuali che aggravano il suo stato, verso la filosofia di Schopenhauer o verso la musica di Wagner, per esempio. Al contrario l’uomo sa-