Pagina:Il crepuscolo degli idoli.djvu/59

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FEDERICO NIETZSCHE

no bisogno di lui, del suo rimedio, della sua cura, del suo metodo personale di conservazione di sè... Dappertutto gli istinti erano in anarchia; dovunque si era vicinissimi all’eccesso: il monstrum in animo era il pericolo universale. «Gli istinti vogliono giocare al tiranno: bisogna inventare un contro-tiranno che vinca»... Allorchè il fisionomista ebbe svelato a Socrate ciò ch’egli era, un rifugio di tutti i cattivi desiderî, il grande ironista azzardò ancora una parola che ci dà la chiave della sua natura. «Ciò è vero, egli disse, ma io mi sono reso padrone di tutti». Come fu che Socrate si rese padrone di se stesso? — In fondo il suo non era che il caso estremo, quello che saltava agli occhi in ciò che allora cominciava ad essere l’angoscia universale: nessuno era più padrone di se stesso, gli istinti si rivolgevano gli uni contro gli altri. Socrate affascinava se stesso essendo quel caso estremo — la sua spaventevole bruttezza lo designava a tutti gli occhi: egli affascinava, naturalmente, ancor più come risposta, come soluzione, come l’apparenza della cura necessaria in quel caso.

10.

Allorchè si è forzati a fare della ragione un tiranno, come ha fatto Socrate, deve esserci anche il pericolo che qualche altra cosa pure faccia il tiranno. Fu allora che si scoprì la ragione liberatrice; nè Socrate nè i suoi «malati» erano liberi d’essere ragionevoli, — il che fu de rigueur, fu il loro ultimo rime-

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