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qualsiasi attività in un gruppo di quattro persone è sei volte più difficile che in un
gruppo di due” (Shirky, 2008, 22) (in quanto, in un gruppo di quattro persone i rapporti
diretti sono sei, mentre in un gruppo di due il rapporto diretto è uno unico). E gli effetti
peggiorano in maniera esponenziale rispetto alla crescita del gruppo, fino a rendere
concretamente impossibile l’avere rapporti diretti tutti tra tutti.
Le organizzazioni gerarchiche vengono create proprio per semplificare la
comunicazione organizzativa, suddividendola in livelli. Esse però, spiega Shirky,
vivono quello che viene definito dilemma istituzionale, derivante comunque dai costi di
management: l’istituzione esiste per avvantaggiarsi del lavoro di gruppo, ma deve
impiegare una parte delle sue risorse per organizzare tale lavoro. Questo implica che
“alcune attività, pur essendo valide, non vengono avviate perché non convenienti”
(Shirky, 2008, 26). In entrambi i casi, quindi, sia le aziende che le organizzazioni non
sono in grado di considerare tutte le attività possibili, creando uno spreco delle risorse
potenziali presenti nella società.
Ora però l’innovazione tecnologica digitale ha fornito nuovi strumenti di comunicazione
e produzione che offrono la possibilità di organizzarsi e agire collettivamente su larga
scala a costi molto bassi. Tali tecnologie, che Franco Carlini nell’introduzione a
Benkler, definisce abilitanti, permettono alle persone di fare da sole, soprattutto
nell’economia dell’informazione e della conoscenza, che è la base della libertà e dello
sviluppo umano (Benkler, 2007, 1). Ciò ha fatto emergere una terza modalità di
organizzazione del lavoro di gruppo, quella dei “lavori complessi intrapresi senza
alcuna direzione dall’alto” (Shirky, 2008, 37). Questa terza modalità viene chiamata da
Alberto Cottica collaborazione di massa. Tali dinamiche di collaborazione di massa
hanno origine da diversi livelli di cooperazione.
Riassumendo, Benkler afferma che “i cambiamenti avvenuti nelle tecnologie,
nell’organizzazione economica e nelle pratiche sociali di produzione hanno creato
nuove opportunità per la creazione e lo scambio di informazione, conoscenza e cultura.
Questi scambi hanno accresciuto il ruolo della produzione non-commerciale e non
proprietaria, sia per gli individui sia per gli sforzi cooperativi che agiscono all’interno di
un ampio spettro di legami più o meno stretti di collaborazione” (Benkler, 2007, 2).