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Pagina:Il diavolo.djvu/220

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212 Capitolo settimo

sta. Non per anche vedevansi i segni infallibili. La corruzione e l’apostasia non avevano ancora in tutto guasto il genere umano. Il sacro Impero di Roma tuttavia si reggeva, il quale doveva al tutto sfasciarsi all’apparire del terribile avversario. L’Anticristo non era ancor giunto; ma forse poco più tarderebbe. E si conoscevano gli atti dell’intera sua vita, e narravasi la sua storia come fosse storia passata e non avvenire. Egli raccoglierà nelle sue mani le ricchezze tutte della terra, strumento massimo di corruzione e di signoria. Abbatterà il famoso muro di Alessandro Magno, e le gran porte di ferro, e i mostruosi popoli di Gog e Magog strariperanno come un oceano irresistibile. Non fu mai cavaliere o capitano che lo pareggiasse in valore e in iscienza di guerra. All’armi sue nessuno potrà contrastare: egli metterà a fuoco e a sangue città e reami, ucciderà di propria mano i profeti Enoc ed Elia, scesi indarno a difendere la Chiesa, e riunite sul suo capo tutte le corone, sederà unico re della terra soggiogata. Ma allora sopravverrà pure l’inevitabile e ben meritato castigo: l’usurpator scellerato, il figliuolo e il