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296 Capitolo decimo

il fiele, piena d’ortiche e di spine acute e taglienti come coltelli, divorata da un furioso e perpetuo incendio. L’aria vi è pregna d’incomportabile puzzo, sonante di spaventoso fragore.

Tra le cose più notabili di quella terra maledetta è, per testimonianza di molti, un ponte sottilissimo su cui debbono passare le anime, e d’onde precipitano nel baratro sottostante tutte quelle cui grava troppa soma di peccati: immaginosa finzione del lontano Oriente venuta a cacciarsi, non si sa come, nelle Visioni cristiane del medio evo, se pure non sorse spontanea tra noi, come sorse spontanea laggiù.

Il doloroso regno ha la sua topografia; ma ha ancora la sua meteorologia, la sua flora e la sua fauna. Lo infestano venti impetuosi, gelidi gli uni, gli altri infocati, piogge dirotte che mai non ristanno, grandine e neve. Le piante cui nutre l’orribile suolo, sono irte di spine e recan frutti gonfii di tossico. Gli animali, o sono tali veramente, o son demonii contraffatti, Cerbero, Gerione, cani rabbiosi, draghi, vipere, rospi, insetti nauseabondi.