Pagina:Il diavolo.djvu/397

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Seguitano le disfatte del diavolo 389


Ma per lui non v’è giustizia, come non v’è misericordia. Nemmeno nel proprio suo regno, nemmeno in inferno, egli può tenersi sicuro dalle offese degli avversarii. Cristo vi discese una volta, e ne trasse tutto un popolo di anime: la Vergine, gli angeli, i santi, vi scendono ancora, come abbiam veduto, di tanto in tanto, e vi turbano gli ordini stabiliti sotto la sua signoria, concedono, senza chiedergliene licenza, alleviamento di pena e riposo ai dannati. Anzi fanno assai più: strappano i dannati all’inferno e, dopo ragionevole espiazione, o anche senza di essa, li portano in cielo a godere della beatitudine eterna. Questi casi non sono, se vogliamo, tanto frequenti, ma non sono nemmen poi tanto rari. A furia di preghiere san Gregorio Magno liberò dall’inferno l’anima di Trajano imperatore. Sant’Agostino racconta come Dinocrate fu liberato per le preghiere di sua sorella Perpetua. Santa Viborada liberò nello stesso modo un fanciullo, e sant’Odilone, abate di Cluny, rese tale servigio all’anima di Benedetto IX papa, che veramente non lo meritava. Di un certo Evervach, dannato, a cui Dio permette di tor-