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Capitolo decimoquarto |
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quanto altro abbisognava. Dopo un’ora e mezzo che queste cerimonie duravano, comparvero parecchie legioni di diavoli, tanto che il Colosseo n’era pieno, e Benvenuto, invitato a domandar qualche cosa, domandò di poter essere con la sua Angelica siciliana. Per quella notte non ebbe risposta, e il prete gli disse che bisognava tornarvi un’altra volta, e ch’ei menasse con sè un fanciulletto vergine. Così fu fatto. Ricominciate le cerimonie e ripetuti gli scongiuri, più solenni quelle e più terribili questi, non andò molto che il Colosseo fu pieno di cento volte più diavoli che non ne fossero apparsi la prima fiata. Benvenuto rifece la sua domanda, e n’ebbe risposta che in capo di un mese il desiderio suo sarebbe appagato; ma tanto era il numero dei demonii, e così minaccioso l’aspetto loro, che il prete cominciò a smarrirsi e a tremare, e con lui i compagni, e Benvenuto medesimo. Il negromante allora cominciò a usare modi dolci e soavi, per vedere di licenziare quei maledetti, e raccomandò di bruciare dell’assa fetida. In quel punto, un dei compagni, certo Agnolino Gaddi, il quale era mezzo morto di paura, fu