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440 Capitolo decimoquinto

nire. A ciò non è riparo possibile. Il diavolo era parte integrante e principale di tutto un ordine di cose e d’idee, di un reggimento complesso e potente, che raccolse per secoli sotto di sè tutta intera la vita. Mutato quel reggimento in certa misura, bisognò mutasse la parte serbata in esso al diavolo; proceduta più oltre la mutazione, bisogna che il diavolo n’esca. Una religione più grossolana, una morale più acerba e l’ignoranza introdussero il diavolo, e ne fecero il mostro che abbiam veduto; una religione più culta, una morale più matura e la scienza gli tolgono a mano a mano le orribili qualità e la spaventosa potenza, lo premono da ogni banda, lo cacciano dalla coscienza, dalla vita, dal mondo. Lo spirito che nega è negato a sua volta.


Chi voglia esser giusto non deve troppo rimproverare alla Chiesa d’aver lasciato crescere la figura del tenebroso avversario per modo da farne quasi un altro Arimane, e d’aver così offeso il diritto e snaturato il concetto del regno d’Iddio: chi, senza i debiti temperamenti e la voluta indul-