Pagina:Il fermo proposito (Roma 1905).djvu/22

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l’Episcopato, e si fecero a promuoverla, non solo senza il debito ossequio all’autorità, ma perfino apertamente contro il volere di lei, cercando di legittimare la loro disobbedienza con frivole distinzioni. Dicevano anch’essi di alzare in nome di Cristo un vessillo; ma tal vessillo non poteva essere di Cristo, perchè non recava tra le sue pieghe la dottrina del Divin Redentore, che anche qui ha la sua applicazione: Chi ascolta voi, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me1: Chi non è meco, è contro me; e chi meco non raccoglie, disperde2; dottrina dunque di umiltà, di sommessione, di filiale rispetto. Con estremo rammarico del Nostro cuore abbiamo dovuto condannare una simile tendenza ed arrestare autorevolmente il moto pernicioso che già si andava formando. E tanto maggiore era il dolor Nostro, perchè vedevamo incautamente trascinati per così falsa via buon numero di giovani a Noi carissimi, molti dei quali di eletto ingegno, di fervido zelo, capaci di operare efficacemente il bene, ove siano rettamente guidati.


Mentre però additiamo a tutti la retta norma dell’azione cattolica, non possiamo dissimulare, Venerabili Fratelli, il pericolo non lieve al quale, per la condizione de’ tempi, si trova oggi esposto il Clero; ed è di dare soverchia importanza agl’interessi materiali del popolo, trascurando quelli ben più gravi del sacro suo ministero.

Il sacerdote, elevato sopra gli altri uomini per compiere la missione che tiene da Dio, deve mantenersi egual-

  1. Luc. x, 16.
  2. Ib. xi, 23.