Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/254

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me, di pelle, e di spirito. Osava guardarsi e sorrideva. Sì, sorrideva perchè in fondo poteva compiacersi di quella contemplazione. Ancora magra, ma liscia e armoniosa di linee, ella aveva la pelle bronzeo-olivastra di chi sta molto al sole, ma con una delicatezza rasata che rivela la razza. Il suo petto non tradiva un osso; il suo collo non lasciava emergere un'arteria; aveva, sotto gli orecchi e verso la nuca, della nuances più calde, con propaggini di capelli sfumati in un viola fondo; e scendeva verso le spalle con una raffinata sinuosità, solidificandosi all'innesto delle braccia in un gesto largo e bravo di ginnasta che sa slanci temerari. Erano quelle spalle agili e piene che sorreggevano con tanta eleganza i due seni piccoli e sobri, che parevano modellati da due coppe di avorio, tanto erano fermi e sostenuti ai lati di quel petto largo abbastanza per sfidare una bufera di amore e di morte, una corsa nell'infinito, a ritroso dei venti più folli.

E lo sguardo di Glorietta scendeva e continuava a sorridere, con ironia e con gusto, osservando la cintura esilissima e il bacino non grande ma dolcemente incurvato, da cui guizzavano due gambe snelle, nervose, diritte, due gambe tornite per marciare in cadenza appassionata accanto ad un uomo forte ed audace.