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sì piccola e meschina, così chiusa ai divini ammonimenti della vita! Per tanti mesi non aveva capito, non aveva sentito, l'affascinante tragedia di quello spirito di uomo raffinato e avvelenato, che aveva voluto rifare la sua vita attraverso l'amore e la morte.

Era stata sorda ai richiami di quell'amore completo, e aveva permesso che «senza speranza», Franco s'immergesse nella zona arroventata della distruzione. E tutto questo perchè? Per un cocciuto illogico immorale sforzo d'immaterialità, che d'altronde le era costato poca fatica, dato il gelo dell'ambiente, la solitudine, e la delicata salute.

Adesso che il sole, il mare e la primavera di Napoli le avevano arricchito il sangue, rinsaldati i muscoli e abbronzita la pelle, Glorietta Crimi sentiva di essersi sbagliata, e riconosceva con un rimorso cocente i suoi grandi torti verso la giovinezza e l'amore.

Giovinezza ed amore che per lei, oramai, si chiamavano Franco Arbace.

*

Quei giorni di Ospedale, nei quali fu costretto all'immobilità assoluta, furono preziosi per Franco. Gli permisero di ricapitolare quella prima esperienza di guerra, che aveva sconvolto dal profondo la sua coscien-