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SCENA SESTA . Sj Ha perche meglio altrui conofca, tfappl* D’vn traduor l’ab'miniuol fallo, Cht,fi miriam le nofire colf;,egrivno Uà da pianger per sè:che lui tradUìi: It io lo prefi. Sol. Et io l'aperfsl pitto .
Giù. Cideu tutti opeccatori afjenti, I voi, ehi meco feti,al vofiro Duce ; Ch'io fon de' rei l'anteftgnano,i'l capo j Nè fù,nè farà mai, che veda il Mondo Nel fuo capace feno vri altro Giuda.
Ctn. fu grauc, è ver,la dtfdiceùol colpa j Non perche fu fol tradimento,(frode; Maptrche fu i tradito,ahi cxfo borrendo llfacttor del Mondo,e'I Ri del Cielo i I il traditorfù l'huom di pace,in cui Igli forfi fperò foccorfo,e aita ; Tei eh'à mtnfa commun feco vinca ~ Sol, fù doppio error;perche fpingefli gli altri Co’l mal eJJempio.e noi,eh'tram Gentili, Mal cono fanti de’fuoi mirti, & opre ; Vedendo tè,che per st vile argento Ct ojfertui di lui Invita,» l fangue , forfè dtetam; farà quel fuo Maeflro Da fenno vn feduttore, e vn empio : Poiché quefl fino,che ci lui uiue, e ofstrua Ogn’hor qnant'egli fà.quant’egli penfa.
Derno lo litn A' obbrobrio f t morte.
Cosi tù folli guida.e à noftri puffi, It al giudteio ancor,cht dietro corft M fini [irò penfur, che tù facefìi.
Giù. Non ho mirato mai quefl'altra piaga J Ch' ancor de’ falli altrui fatto fon reo.
O' fceUrato monflro,t dune albergo Haurk
