Pagina:Il mortorio di Christo.djvu/115

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S3 ATTO SECONDO.

Haurà l'Alma infelice,che cotante Renine cagionò ne V Alme altrui t Slarga il tuo fen irà i più cocenti ardori, Difperata prigion d’eterno etlie ; Che non baftan per mi te bolge intiere De le lue arem ardenti-,an^'io fcl bafta A' riempir tulle’l cupo a’oifjo.

£ voi feguile à far del mio di fello L‘anotomia con più nolabil taglie .

Cen. Non vnà,che dal mio dir peggior dilunghi..

Sol. Ni meno io voglio innacirbtrtt il duole *.

Giù. Dite pur, che principio ì di falute Li notiti* del male: ond’to connina forfè mi pentirò : forfè per voi Nel mie peno entrarà miglior confi glie.

Cen. Poco men che guarii a i aperta piagai Quando però non hàSt mal Chirurgo, Ch’applicami non fappia ipropri) ungitelit Vn bagno fai di lagrtmofo humore Ba/la à purgar la tua mortai feritili.

Se fcaldarai nel fec»

I>'amoro fa fcmiill* L'egltode la pietà,che'l Ciel v'in Dilla.

Giù. Non vuò rimedij ancor, vai che fi feopr* Tutto’l m iter de la cangrena occulta .

Sol. In vn punto il dicemmoihai Dio tradito Puejft dir peggioì e talfù'l tradimento, ; Che mone ne feghì nel proprio Figlio , Efunneil mondo foitefopra volto.

Cen. Ai altre attendi Giuda ; che chi varca Rapido fiume in perigliofo guade, Se volge gli occhi à la conente,e àl’acque, Toftofi fà venigimfc il capo ,