Pagina:Il mortorio di Christo.djvu/169

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544 ATTO TERZO.

Merlo iti tuo Dio,morto à la vita flefpt, Ch’vn difperalo cor peggio e,che morto ; l'meglio al parer mie girne tra' morti, Ch'ejjfer ombra, e eadauero tra' vini .

Qui fuergognaìo fei-, là giù farai Lodato agri hor .perche i trionfi, e gli offri Dnnfi à quel reo,ctiìpiti del Ciel ritmico; I colui ftede al Principe più apprejfo, Che più peccò: si che la maggioranza Tende da i unij , e'I più ledilo è il peggio : Qui ognun ti fug?e, ini(taranti attorno Schiere d’alme infinite,ch'uri ardente Inuidia hauran de la tua colpa ogrihora ; Che eia fan di qui fpirti empi/, e prottrui TZjfer uorrebbe traditor di Dio.

Quanto cordoglio hai qui, uedendo i tuoi Compagniic’l tuo Mae/ira, che ben toflo Han da falir nel Cielo:im uedrai Quei che cxdder dal Cielo:e hauer copitgni Ne le miferie alleggerìfee il m&le.

Qu) la tua carne tnferma,e quelli fen fi Sentonpur troppo ogni leggier tormentoj lui lo fpirto tuo uiuace,e forte Contenderà contro la Morte Ut/fa, X poco,ò nulla fin dal foco offtfo, Ch’un corpo hauer non punte Torta contra d'un fpirtoie fe pur l'batti Corrimfiromento del dtuin furore, Ea(2a,che non fi muore : "Et he male può hauer,chi eterno uitie ?

lui d*l fuoco al ghiaccio l’affa fruente l'alma; Che l'un contrario à l'altro egri or sttccidu - fafr