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SCENA OTTAVA.’ 14; Quefteparti tormento, G'pur gioia,t contento ?
Tormeniatafi vn poco L'alma nel ghiaccio,hà refrigerio al fico'.
Qut fe pecchi,e peccar fpefio cenuiir.ti Per lafragil natura,oue fa po/io, Sempre accrefal tuo mnljtmpre maggiori Pai le tue fiammt'.itti peccar puoi fempre; Ni crefcerpuò la pena ; Se ben la cilpain infinito erefce .
Vedi,che libertade , Star tutto’lgiorno àtmprouerart il Cielo,.
I danno nonfentir d'vn picciol pelo.
X tu credetti,che l’inferno fife Ltiogo d’horror colmo,e di p anto : Non ì 1) interifio il male : Ne Dio tanto fiuiro ; Ma per fpiuenlo altrui s’aggiunge al//ero', Mor, Menti,menti mentitrice ; Chi l’Inferno e peggicr, che non fi dice.
Ciud.O' caro,e amato Inferno, Chemifembripiù belati Paradifo.
Già me ne tugno a' tuoi filentij, e Inficio Quefl'aria a’ neghittoso quefio Sole : X tu,che fiata fei mia configli era, Minifira sij de la mia morte homai • Dcfp.Merta infinita lo de,chi t’vccide: X tu fei,Giuda miopotamo feemo, Che fregiar cerchi altrui di qutfi honcrc ?
Gtud.Vuci dùque,ch'io colemie man n'vccida?
73efp.ll voglio, e per tuo 6en;ch;poi diraffi, Inuincibil fh Giuda; e'I Ctel s’afienne pi cafligarlo^h'ù f’offefie,il volfe, G Per.