Pagina:Il mortorio di Christo.djvu/213

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SS ATTO QVARTO.

il nofìro Ducci * chi gran accoglienze fece à quell'alma defperat»,e nera ?

Jtfl. Vfct dal corpo infame; e mentre noi Tentiam tirarla in mille nodi auuolt* Nel regno de la Morte; ella fdegnof* Che fate difie, io,che non volfi boia, Vuopo ho di mafnaiieriUo vai trargli altri Giù ne l'Abito, eprcuentr -voi fleffi.

X in queflo dir,comin balenprecorfe, Sì che noi poteuam fegutrla à pena.

i Giunta dinanzi al noftro Prence al fine, X fenza figno alcun di reueren^*, L’alma del Traditor fon,dijfe; e bafti, Ch* ben nota fon’io nel vofiro Regna , Xi l* raccolfe ccn vn viro amaro, X Atffe, Amici Giuda,* tempo giungi Per confciurmi * le mie gran futnture : O fortunate labra,ch' imbratta fi* Quel volto à noi sì herrfUo:ò ardite bracci»

Ch’incatena fi e lui ,c hoggi mehàpoflo Tra tanti ceppi: o coraggio/o petto, Ch’ai primo incontro à Dio pafiafii il con.

r 5ì dijfe; e volto à noifeguì; fia beni, Che fi meni coflui, per veder quanto X' di bello qua giù nel noftro 'Regno : Tot fi riducht à me, per che riceua Da le mie mani i mentati honori.

XI ei tre volte btfiemmiando il Cielt, Dijfe, lo feci,il volfi, * s’altro peggio Tar poffo contro Dio, vuò porlo in opra.

■ Noi lo menammo in tanto,* chi potrebbe Dir ciò che vide, e quanti in mille luoghi Tene fcflenne il traditor maluajgio ?