Pagina:Il mortorio di Christo.djvu/214

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Dilli SCENA SETTIMA.’ 18* Dille tù Belzebù, ch'io mi firemifco Sol co'lpenfar di quell’alma infelice Nell’eterne fueraure i prim'acce/fi.

ÌSel, S'aptrfe vna voragine di foco Dinanzi à noi, doue infiniti fpirti Iran fommerfi,che rapir quell'alma, Invn momento }e irà più ini enfi ardori Le diero it primo, e ben agiato albergo .

Pianfe,grido,fremì, befiemmie accolfe Di nuouo contro Dio quell'empio moflro } Tanto,eh’al ftttn de le parole,gli altri, (Come foffe armonia)danie,e carole Menauan trà le fiamme,e uà lor molli Per rabbiofo contento Rompean falti per l'aria,à cinto,à cento Pofcia inlefo il voler del Signor nofìro , Ce lo render cofi bel concio,e pefio.

Che pirea tutto conuertilo infoco , JE foco tal, che fu foco dipinto, Quanto fuaporb mai Vefuuio.Ó’ Una.

Poco indi lungi impenetrabil ghiaccio Scourtfft erUrovna bolgia,ouerani'alme, Che qui non fentir mai foco £amore.

Ad altre il fianco,ad altre il petto,è l collo, Ad altre tl cria pretnea l'hoirida bruma, I per carcerferuia penofo,egrene, T ani era il freddo humor tenace,e forte .

§l«tfù da noi quel traditor fofpmto ; Che per lo grane, & infoffribilpondo £ ruppe il ghiaccio,e vis'afcofe dentro Gridar l'alme mal naie allhor ch'ei cadde, Quafi accrefciuio il lor tormento foffe; £ tacerebbe da iter ; perche qual ghiaccie