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SCENA SESTA. 51 la tennea, e imporre ertimi,e leggi A' cofa che non è, come già fofjc F dtrle ccnL’impero effen\a, e moto.
<3 Dio,chepirloì& onde auuic ch'io fappì* Formar quefli dfcorfiì altro ne l'Alma lume maggior la ma pietà m’infonde-, F tra quel corpo lacerato,t morto Scorgo Ceterna vita,e da quell’vfciò (già Maggior, che vi t'aptrp, io veggio, io vtg- Di dittino fplendor raggio immortale.
Mif. Quanto più cerco guadagnar, ptùpirdo, 0 prefon di Naturalo buon Guerriero, Quelle,che tato ammiri,e tanto applaudì.
Terrai dunque va Cadauero per Dio ?
Per Re del Cielo vn sì difutilpenilo ?
Pcniaml* Celidonia anco era Dei, Con che dà il caro lume La Rondinella Madre à icari figli: Il Pellican fia Dio, che torna in vitx 1 morti polli fuoi co’l proprio fangue.
Vedi ,ft [ciocco fei, Che metti hormai co'l trafeurate Egitto Il CocodriUo,e'l Bue ir» gli altri Dei.
Taci eorfiero ,0" oflmatc petto; Sold. Non befiemmiar ptù'l Ciel:vedt che fico Non tipiouadi là:vedi, chefotio Non ti l’afri la terra,ancor chi Madre; Perche non foffre hauerfui dorfo un figlio, Ch'alzi le corna à guerreggiar con Dio.
Ciò. O'giufìitia del Ciel,fanjigli Hebrei Ad hor,ad hor più ciechi al fangueJparft De l'innocente Agnello-, e fon le gemi Chiamate à lacrtthnza del Vangelo* C i Q»e.
