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vedute ambedue le rotondità del petto alla contessa Lúcoli, ballando il valzer. Il Bomminaco domandò:

― Ma come?

― Provaci. Basta chinare gli occhi nel corsage. Ti assicuro che vale la pena...

― Avete badato alle ascelle di Madame Chrysoloras? Guardate!

Il duca di Beffi mostrava una danzatrice che aveva in su la fronte bianca come il marmo di Luni un’accensione di chiome rosse, a similitudine d’una sacerdotessa d’Alma Tadema. Il suo busto era congiunto alli omeri da un semplice nastro, e si scorgevano sotto le ascelle due ciuffi rossastri troppo abondanti.

Il Bomminaco si mise a ragionare dell’odor singolare che hanno le donne rosse.

― Tu lo conosci bene, quell’odore ― disse con malizia il Barbarisi.

― Perchè?

― La Micigliano....

Il giovine si compiacque manifestamente di sentir nominare una delle sue amanti. Non protestò, ma rise; poi volgendosi allo Sperelli:

― Che hai stasera? Ti cercava tua cugina, un momento fa. Ora balla con mio fratello. Eccola.

― Guarda! ― esclamò Filippo del Gallo. ― È tornata l’Albónico. Balla con Giannetto.

― È tornata anche la Muti, da una settimana, ― fece Ludovico. ― Che bella creatura!

― È qui?

― Non l’ho veduta ancóra.

Andrea ebbe al cuore un sussulto, temendo