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parole e di risa usata fin allora con Andrea per riguardo alla malinconia taciturna di lui.

Tra le altre cose, disse:

― Il 15 avremo una bella ospite: Donna Maria Ferres y Capdevila, la moglie del ministro plenipotenziario di Guatemala. La Conosci?

― Non mi pare.

― Infatti, non la puoi conoscere. È tornata in Italia da pochi mesi; ma passerà l’inverno prossimo a Roma, perchè il marito è destinato a quel posto. È una mia amica d’infanzia, molto cara. Siamo state insieme a Firenze, tre anni, all’Annunziata; ma è più giovine di me.

― Americana?

― No; italiana e di Siena, per giunta. Nasce di casa Bandinelli, battezzata con l’acqua della Fonte Gaja. Ma è piuttosto malinconica, di natura; e tanto dolce. La storia del suo matrimonio, anche, è poco allegra. Quel Ferres non è simpatico punto. Hanno però una bambina ch’è un amore. Vedrai; pallida pallida con tanti capelli, con due occhi smisurati. Somiglia molto alla madre... Guarda, Andrea, questa rosa, se non pare di velluto! E quest’altra? Me la mangerei. Ma guarda, proprio, se non pare una crema ideale. Che delizia!

Ella seguitava a scegliere le rose e a parlare amabilmente. Un profumo pieno, inebriante come un vino di cent’anni, saliva dal mucchio; alcune corolle si sfogliavano e si fermavano tra le pieghe della gonna di Donna Francesca; innanzi alla finestra, nel sole biondissimo, la punta cupa d’un cipresso accennava a pena. E nella memoria di Andrea cantava con insi-