Pagina:Il podere.djvu/108

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Poi, non udendolo più, ricominciarono a parlare sottovoce. Ma Giulia, finito il cantuccio e bevuto un sorso di vino, si alzò per andarsene. Voleva raccontare a Berto e a Cecchina come aveva combinato il processo con quei due testimoni; ma per prudenza stette zitta. Poi, ancora, non si sentiva certa che al tribunale non nascessero difficoltà. E, prima di buio, voleva parlare con il dottore Bianconi; per fargli fare da testimonio anche a lui.

Attraversò l'aia, badando di non cadere perchè c'erano sparsi i torsoli delle spighe del granturco; e disse a Cecchina:

— Non venite voi! Non fatevi vedere che siete d'accordo con me. Io vi ringrazio.

La contadina, allora, si fermò e le rispose:

— La saluto a presto.

Giulia trovò il dottore che stava per escire. Si mise a piangere, e si raccomandò che l'aiutasse. Il Bianconi l'ascoltò arricciolandosi la barbetta; poi, accese un sigaro e disse:

— Io da testimonio non posso fare. Ma parlerò al presidente del tribunale che è mio cugino.

Giulia, che s'aspettava, invece, dovesse dire di sè, non potè nascondere la delusione stizzosa che la rodeva; tanto più credendo si trattasse di una scappatoia. Il Bianconi la rassicurò subito: