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quella sua calligrafia a lische; imbronciata, come se la volessero mettere in mezzo. Quand’ebbe finito, gli chiese:
— S’è dimenticato di niente? Badi di fare le cose con coscienza!
Il Ceccherini la guardò ridendo, quantunque dietro il collo gli ci fosse venuto un frignolo che gli dava fastidio quando gli si sdrusciava il solino per alzare la testa; si divertiva che fosse così sfidata e che le battesse sempre il cuore.
Il Ceccherini, gobbo dinanzi soltanto, aveva gli occhi furbeschi, il naso all’ingiù, a civetta; e i capelli bianchi. Portava una giubba a coda di rondine, vecchia e unta, e tossiva sempre. Le disse con la sua voce in falsetto:
— Che Dio la benedica! Ma crede che io la voglia mettere in mezzo?
— Nè meno io, — disse Remigio.
— Di lei, — rispose l’avvocato, — può magari non fidarsi; perchè, in questo caso, si tratta di fare un contratto e lei ne è parte interessata.
Remigio se n’ebbe a male:
— Ma lei non può dire così di me!
L’avvocato s’inquietò.
— Perchè devo fare un’eccezione per lei? Io sono qui a tutelare la mia cliente. Il suo avvocato non è il Neretti?
La matrigna disse: