Pagina:Il podere.djvu/215

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— Non lo interrompere. Lascialo fare.

Poi, si fece rileggere il contratto a voce alta; sebbene lo sapesse quasi a memoria. L’avvocato, alla fine d’ogni periodo, la guardava come per dirle: non sente che c’è tutto?

E non essendoci nulla da cambiare, furono trovati due testimoni: un monco e uno storpio, che facevano quel mestiere per una lira.

Quando Remigio e la matrigna escirono, ebbero una mezz’ora di sentimenti e di propositi affettuosi. Remigio s’inteneriva a sentirla parlare; ed ella, quasi commossa, ringraziandolo, gli disse:

— Ora che hai fatto il tuo dovere, puoi contare su di me quanto tu vuoi.

Remigio rispose:

— Vedrà che andremo sempre d’accordo.

Per approfittare subito di quelle buone intenzioni, lo pregò:

— Accompagnami fino alla Casuccia.

— Io mi fermerei a San Lazzaro, perchè vorrei vendere un poco di quel fieno che è in capanna.

— Dai retta a me: non lo vendere ancora. Perchè poi, te lo pagheranno di più.

— Ma se va a male?

— Già! Non mi ricordavo che gli è piovuto addosso! Fai quel che credi meglio, allora.

— È bene che io lo venda, se trovo il compratore.

— Per un altr’anno, se darai retta a me,