Pagina:Il podere.djvu/248

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Quando il tribunale ebbe condannato Remigio, Giulia lo seppe subito: perchè il Crestai andava tutti i giorni ad informarsi dall’avvocato. Salì in casa di lei, a due scalini per volta. Giulia fu presa da una gioia convulsa, e non sapeva fare altro che stringergli con le unghie le braccia. Si riebbe, subito, di salute; e pareva perfino più giovane.

Ma l’odio di Berto s’era fatto sempre più forte; e, quando vedeva Remigio nel campo, gli veniva voglia di avventarglisi.

Il lunedì mattina, Remigio gli disse di prendere l’accetta e di andare con lui a buttare giù una cascia, con la quale voleva rifare il timone del carro. Berto aveva il cuore grosso e gli tremava: il respiro pareva che glielo spezzasse. Cecchina gli disse:

— Non andare tu: digli che vada con Tordo.

— Ci vado io, invece!

La donna non osò guardarlo in faccia, e non gli disse altro. Si mise a sedere, perchè le girava la testa; e non poteva stare sola.

Remigio aspettava Berto in mezzo all’aia: e, quando lo vide, gli disse:

— Possiamo andare.

Si guardava attorno, come se qualcuno dovesse venire a chiamarlo; gli venne in