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d'un avorio scivolevole; e sopra la scrivania, ricoperta d'incerato nero, righelli e penne, bene in ordine, accanto a un enorme calamaio di vetro.
Remigio ripigliava:
— Che forse la mia matrigna è disposta verso di me a farsi dare meno di quello che per legge io non potrei negarle?
— No: tutt'altro!
Il notaio si divertiva a sentire quelle ragioni, di cui non c'era nessun bisogno. E Remigio rincalzava:
— E allora?
— Faccia come crede. Viene qui lei stessa a raccomandarsi, perchè io dica così!
— Non le dia retta! Le dica che avrà il giusto, e che io non ho punto l'intenzione di darle meno.
— Caro Remigio, ci ho perso la pazienza; gliel'ho ripetuto già trenta volte.
E prendendo un'aria di protezione e di degnazione paterna, quasi avesse dovuto rimproverarlo, continuava:
— Io le voglio bene; ma voglio essere di coscienza tranquilla. E, quindi, io non mi presterei a favorire eccessivamente lei a danno della vedova.
Allora, Remigio si raccomandava:
— Vede che sono venuto subito da lei, senza che mi ci abbia consigliato nessuno, appunto perchè lei accomodi, secondo la