Pagina:Il probabile falsificatore della Quaestio de aqua et terra.djvu/24

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20 LUZIO-RENIER [144]

Quanto al cavallo, si scusava di non poterglielo dare, non avendone disponibili, perchè presto doveva recarsi a Milano. Il mellifluo Moncetti fece insomma, quella volta, mezzo fiasco.

Non dovette tardar molto il tempo in cui il Moncetti fu mandato, con un ufficio onorevole, in Francia, ove si trattenne parecchio. Del 1515 infatti è l’opuscolo suo a stampa, che abbiamo esaminato. I documenti mantovani tacciono fino al 1525, nel qual anno troviamo una lettera di fra Benedetto al Marchese Federico, datata da Milano, ove, secondo l’Elsio, era allora il Moncetti segretario ducale. La lettera riguarda gli interessi dell’ordine agostiniano, che lo scrivente cerca di tutelare:

Ill.mo et Ex.mo Principe S.r et Patron mio unico sempre obs.mo,

Per lo amore et honore della religione mia, della quale il lacte et il lume ho receputo, son constretto ricorrere alla Ex. V. alla quale supplico per quanta servitù gli porto voglia essere contenta, per la sua innata humanitate, non intromettere la sua auctoritate nè voglia patire lo convento nostro de observantia essere subvertito, il quale li Padri nostri con il favore delle sue orationi et prediche in Bozolo se hanno acquistato; imperochè al presente o per favore de V. Ex. o per quello de altri è andato in ditto Bozolo a predicare uno frate de l’ordine carmelitano anchor che lì non habbiano convento, la qual cosa è in gran.ma vergogna et danno de essi nostri Padri, li quali per havere già pocho tempo datto principio al loro convento sono molto poveri. Pertanto V. Ex. se dignarà per sua benignità et clementia commettere che gli sia provisto.

Non passarano molti giorni che la Ex. V. odderà un gran.mo scopio, la qual cosa Dio voglia ch’io menti perchè me dubito de una gran.ma ruina in Italia. Et alla bona gratia de V. Ex. ecc.

Mediolani XXX sept. 1525.

Servulus

Fr. Jo. Benedictus Moncettus.


Degna di speciale osservazione apparirà a tutti la chiusa. Il Moncetti non ha perduto il vezzo di fare delle predizioni; ma questa volta forse con maggior fondamento di quando profetò la peste mantovana, poichè è probabile che intenda alludere alla congiura del Morone, scoperta poco dopo, nell’ottobre del 1525. Ma l’anno successivo i documenti di Mantova ci permettono d’intravvedere una pratica del Moncetti che pone in chiaro sempre più la sua straordinaria ambizione. Per conseguire certe elevate cariche ecclesiastiche, egli voleva sfratarsi, e non avendo mancato di iniziare a quello scopo delle pratiche in Roma, appoggiato dal fido Marchese. Ecco quanto l’ambasciatore Francesco Gonzaga