Pagina:Il tesoro.djvu/120

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— Sai cosa voglio chiederle? — disse Costanza, pensando che bisognava cercar una scusa.

— Se l’innamorato ti tradisce?

— Io non ne ho e non penso a queste pazzie. Senti, ma giura che non dirai a nessuno....

— In coscienza dell’anima!

— Senti, mia nonna era una donna danarosa. Ora, quando morì, non le trovarono un centesimo, e tutti dicono che ha nascosto molto denaro, e che la morte non le diede tempo di dir dove. Ora io voglio domandare alla maga se ciò è vero, e se il denaro si può ritrovare e dove. Ti pare che risponderà?

— E perchè no? — rispose Cicchedda mangiando la foglia. Per tutto il resto della via tempestò Costanza di domande, colta da una nuova tristezza. — Può esser molto il denaro?

— Eh altro! Più di diecimila scudi.

— Dio mio, Dio mio! Allora sì che sarai ricca, e se sposerai Alessio sarete i più ricchi di Nuoro!

— Oggi è domenica — disse Costanza passando davanti alla chiesa — e non siamo state neppure a messa. Se zia lo sapesse!

La chiesa era chiusa, e per quanto aspettassero nessuno venne ad aprire: si contentarono di guardare e pregare attraverso i fori della porta corrosa, poi ripresero la via verso la casa della tessitrice.

— Ti pare sia peccato consultare la maga? — disse Costanza, colpita.