Pagina:Il tesoro.djvu/273

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— Ah! mi hai spaventata! — esclamò ella mettendosi un dito in bocca, poi portandoselo alla gola. — Eri lì?

— Sicuro — diss’egli seccamente.

Ed ella sorrise, accorgendosi ch’egli era geloso di zio Salvatore Brindis.


XII.


Da due mesi Elena viveva in un continuo e misterioso incanto: era come la vibrazione di una melodia lontana, che arrivandole attraverso i cieli di quella splendida primavera, coi profumi delle rose, con le fragranze e le voci della montagna, la cullava in un mare di ebbrezze spirituali. Non aveva mai scritto a Paolo che l’amava; temeva di rompere la dolcissima malìa, confessandogli apertamente il suo amore; sentiva che presto sarebbe giunto il giorno in cui la grande rivelazione sarebbe scoppiata dal suo cuore come un grido, come una nota sublime, ma le sembrava che, d’allora in poi, le sensazioni delicate della sua ineffabile estasi si sarebbero mutate in ebbrezza forse più intensa, ma meno sovrumana. Voleva ch’egli le parlasse ancora, ancora così, come le parlava, da un mondo di sogni e di luce eccelsa; ch’egli com-