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Pagina:Il tesoro.djvu/286

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Il principio e la fine della lettera la lasciavano fredda e insensibile; e l’addolorava solo, acutamente, il pensare che egli l’aveva ingannata, tacendo, egli creduto così grande, egli, creduto così nobile.

Bastava soltanto ciò per far precipitare l’idolo dall’altezza vertiginosa in cui ella lo aveva collocato. Ma anch’essa cadeva nell’abisso.

Solo dopo qualche tempo le sue idee si schiarirono; allora percepì meglio la sua posizione, e pensò.

Nulla importava che davanti a lei ed alla sua religione, Paolo fosse completamente libero: l’idea ch’egli apparteneva ad un altro culto, e che secondo questo veniva ad esser legato ad altra donna, le diede anzi una sensazione più penosa ancora, un orrore gelido e profondo. Almeno avesse potuto dire:

— S’egli m’ama davvero, e vuol redimersi, si convertirà alla mia religione e sarà libero!

Ma nella sua spietata confessione nulla Paolo le lasciava intendere di ciò: invocava il suo aiuto e il suo conforto, ma nessuna speranza, nessun conforto le porgeva per il dolore che le causava.

Perchè? Questo e molti altri perchè Elena gridò fra sè stessa, ma nessuna risposta venne; e neppur allora potè piangere, quasi paralizzata dall’angoscia e dalla delusione.

Passò una dolorosissima notte, senza trovar