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Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/133

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124 il vicario di wakefield.

il signor Guglielmo Thornhill, e ad un altro gentiluomo assai riguardevole nella magistratura.

Partito egli appena, corsi a presentare la commendatizia allo zio, uomo comunemente decantato, versatile in ogni virtù, ma sempre giusto. Fui accolto da’ suoi familiari con ospitalissimo sorriso, perchè negli sguardi e nelle maniere de’ servi si trasfonde sempre la benivolenza del padrone. Intromesso io in un vasto appartamento, vidi tosto comparire il signor Guglielmo, a cui porsi la lettera ch’egli lesse; e dopo stato alquanto sovra pensieri, così mi parlò: — Di grazia, con che ti guadagnasti tu dal mio congiunto una sì fervorosa raccomandazione? Sta a vedere ch’io l’indovino: tu hai combattuto per lui, e vorresti ch’io ti rimeritassi d’essere stato stromento de’ suoi vizi. Ma voglia il cielo che questa mia repulsa ti sia gastigo della tua ribalderia, e ti induca a pentimento! — Sopportai pazientemente la severità d’una tale disdetta, sapendola giustissima; ed ogni speranza che mi rimanesse la riposi nell’altra lettera diretta alla persona cospicua. Siccome le porte de’ nobili sono per lo più assediate da una turba di mendichi colle man piene di suppliche, non mi riuscì facil cosa ottenerne l’entrata. Ma dissipato mezzo il mio avere in ugner le mani ai valletti, mi si condusse alla fine in una lunga fila di camere, posciachè s’era mandata innanzi la lettera alle mani di Sua Eccellenza. Intanto ch’io ansiosamente aspettava la risposta, ebbi agio di ammirare gli addobbi di quelle sale, ove tutto era magnificente e di raffinata squisitezza. Strabiliava io in veder tante e sì belle dipinture e tanto oro profuso sulle superbe suppellettili; e in pensando al padrone di quelle, mi si aggirava per la fantasia un uomo d’alta presenza e di pensare non comunale. — Oh, diceva io tra me e me, quant’esser dee grande il possessore di codeste sontuosità, egli il cui capo governa le cose pubbliche, ed il cui palagio sfoggia le ricchezze di mezzo un regno! Certo, non vi avrà mente sì vasta che pareggi l’alta sua mente: —