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Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/134

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capitolo ventesimo. 125


Tenendo dietro a queste riflessioni tremende, odo uno stropiccío di piedi. Ah, egli è desso, egli è desso! Mi volgo, e veggo non essere che una cameriera. Poco appresso odo un altro stropiccio. Oh, sarà egli senza dubbio! No: era il donzello di Sua Eccellenza. Apparve alla fine il personaggio illustre, il quale mi domandò s’io fossi il latore di quella lettera; e la mia risposta fu un profondissimo inchino. — Veggo da questa, proseguì egli, comequalmente.... — Un servo gli porse una carta, ed egli, senza più badare a me, mi volse le spalle, lasciandomi solo, perchè io inghiottissi a mia posta quella buona fortuna; nè più lo vidi: finchè poi uno dei valletti mi annunziò che Sua Eccellenza scendeva le scale per montare in carrozza. Giù a rompicollo anch’io, unendo la mia voce a quella di tre o quattro altri meschini che lo pregavano al par di me d’alcun favore. Ma Sua Eccellenza andava sì lesto, che in tre passi giunse alla carrozza, e vi sall: ond’io mi vidi costretto a gridare ad alta voce, per sapere se mi si sarebbe data una risposta. Allora susurrò egli poche parole fra’ denti, metà delle quali io intesi, e metà andarono perdute pel fragor delle ruote. Rimasi per alcuna pezza col collo teso, come uomo intento a sorbire i suoni di quella voce gloriosa; ma guardatomi poscia d’intorno, mi trovai solo soletto innanzi alla porta di Sua Eccellenza. La mia pazienza era oramai esausta; e punto dai mali trattamenti a mille a mille incontrati, io voleva disperatamente sbalzarmi in un precipizio; nè mi mancava che la voragine per affogarmi. Considerava in me stesso, come uno di quegli esseri vilissimi gittati dalla natura nella più immonda sentina di questa terra, ed ivi dannati a perire oscuramente. Mi restava però in tasca tuttavia una mezza ghinea, e pareami che la fortuna, con tutta la sua possanza, non valesse a ghermirmela; ma affine di evitare ogni peggior danno, determinai intanto ch’ell’era mia di subito spenderla, e di buttarmi poscia in braccio alla sorte ad occhi chiusi. Avviandomi a dare effetto alla mia