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Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/161

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152 il vicario di wakefield.

lere aggravarli d’una tristezza ch’eglino non sentivano. Di bel nuovo quindi ebbe luogo il favoleggiare, fu chiesta la canzoncina, e la festività si compiacque di visitare la nostra umile capanna.

CAPITOLO VENTESIMOQUARTO.

Nuove sciagure.

Surse nel vegnente mattino caldo più che alla stagione non si convenisse il sole, talmente che stabilimmo di stare a colazione sul poggiolino della madreselva. E poichè ivi fummo seduti, la minore delle mie figliuole, da me cortesemente richiesta, unì la voce sua al canto degli uccelli che sulle frondi a noi d’intorno vispi ed allegri svolazzavano. Era quello il luogo dove la cara Olivia aveva per la prima volta veduto il malaugurato seduttore, ed ogni cosa le ridestava l’amarezza del cuore. Ma la malinconia eccitata dai piacevoli oggetti od inspirata da soave armonia, anzi che rodere l’anima, in lei versa un balsamo che la lusinga. Anche la madre sentì quella mattina un affanno misto di gioia, e pianse ed amò dell’antico amore la fanciulla. “Mia Olivia,” diss’ella, “or tocca a te la volta; e già la Sofia ha finito di cantare. Fanne sentire tu quell’arietta patetica di cui è sì vago tuo padre. Non negargli no, figliuola mia, questo favore, io te ne priego.” Ella obbedì; e furono di tal maniera malinconiche le cadenze ch’io ne rimasi intenerito.

       Se spietato amante obblia
          La sedotta giovinetta,
          Che rimane alla negletta?
          Chi la sua malinconia,
          Chi di tal crudele inganno
          Può l’affanno — alleggerir?