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Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/160

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capitolo ventesimoterzo. 151

dello sposo, amarsi eglino a vicenda svisceratamente; e finì il racconto esclamando che Thornhill gli pareva l’uomo più avventuroso che al mondo fosse.

“E sialo,” diss’io, “s’ei lo può. Ma tu, figliuol mio, tu vedi codesto lettuccio di paglia, codesto tetto scassinato e scommesso, questa rovina di muri, quest’umidiccio mattonato, il mio misero corpo tartassato dalla fiamma, e i bamboli miei piangenti attorniandomi domandar del pane; e nondimeno, in mezzo a tanta miseria, tu vedi un uomo che per mille mondi non vorrebbe scambiare seco lui condizione. Fanciulli miei, se imparaste ad accomunarvi più strettamente coi vostri cuori, e vi fosse noto qual buona compagnia e’ vi possono fare, poco o niun conto terreste dello splendore e della magnificenza de’ ribaldi. Tutti gli uomini chiamano viaggio l’umana vita e pellegrini sè stessi: ma la similitudine spargerà luce più viva, se si porrà mente che i buoni sono lieti e sereni come i viandanti che ritornano alle case loro; quando per lo contrario gli scellerati nol sono che per brevi istanti e di rado assai, a guisa di proscritti che se ne vadano perduti in esilio.”

La compassione per la povera mia figliuola che all’udire questo nuovo infortunio era caduta in deliquio, troncò le parole mie; e tosto accennai alla madre che la reggesse. Però in breve quella infelice cominciò a ricuperare gli smarriti spiriti suoi, parve più calmata di prima, ed io mi dava a pensare che ella avesse acquistata finalmente maggiore fermezza; ma fui dalle apparenze ingannato, conciossiachè quella sua tranquillità non era che il languore prodotto da eccessiva ambascia. Fatteci dai caritatevoli parrocchiani alcune provvedigioni, per quel sovvenimento la famiglia salì in allegrezza; nè a me dispiacque vederla ritornare alla primiera gioia e darsi buon tempo. Sconvenevole cosa sarebbe stata l’ammorzare la nascente contentezza di que’ poveretti, costringerli a rammaricarsi dell’altrui ostinata malinconia, vo-