Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/30

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capitolo secondo. 21

da qualche agrezza che minacciava rovina alla divisata alleanza: ma la vigilia delle nozze convenimmo di discutere largamente questo soggetto. D’ambe le parti vi fu assai d’ingegno e veemenza nella contesa, accusandomi egli d’eterodossía; e rimandando io sempre la palla di rimbalzo. Nel più caldo della controversia un mio parente mi chiama fuori, e col viso pallido d’affanno mi prega di troncar la disputa e di lasciare che l’amico Wilmot si faccia marito quante più volte vuole, almeno finchè siano compiute le nozze di mio figliuolo. “E come,” esclamai io, “vorresti ch’io abbandonassi la causa della verità e che permettessi ch’egli s’ammogliasse un’altra volta, ora ch’io l’ho sì fattamente messo alle strette da dover egli stesso confessare la propria assurdità? Che non mi consigli tu anche di dare un calcio a’ miei averi del pari che al mio argomento?” — “Mi sa male dí dovertelo dire,” replicò il mio parente, “ma i tuoi averi sono quasi begli e iti. Il mercadante di città, presso cui avevi collocati i tuoi capitali, è fuggito per sottrarsi alle pene del fallimento, e si susurra che ei non abbia lasciato un soldo in banco. Mi doleva di attristar te e la famiglia con tal novella prima di queste nozze, e mi voleva star zitto: ma or te lo dico perchè tu moderi la tua collera nell’argomento che stai disputando; e la tua stessa prudenza ti farà accorto della necessità di dissimulare almeno infin tanto che ’l tuo figliuolo si abbia carpite le ricchezze della sposa.” — “Ebbene,” gli diss’io, “se tu dici il vero ed io sto sull’orlo della mendicità, non sarò mai per questo un furfante; nè m’indurrò a smentire i miei principii. Voglio io stesso avvertire subito Wilmot della mia ristrettezza; e per quel che risguarda la disputa, ritratto ogni concessione ch’io gli abbia mai fatta, nè gli accorderò ch’egli possa ora essere marito nè de jure o de facto, nè in qualsivoglia altro senso od espressione.”

Sarebbe lunga fatica il voler descrivere le diverse sensazioni prodotte in ambo le famiglie dal divulgare ch’io