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48 il vicario di wakefield.

      Là vêr quella fiammella
      Che di raggio ospital la valle abbella.
      Io smarrito e tremante
      A gran fatica in piè mi reggo; e questa
      Orribile foresta
      Quanto m’innoltro in lei,
      Tanto fassi più immensa ai passi miei.
         Guardati ben: la ria
      Non tentar tenebria
      (L’eremita risponde); è quel barlume
      Un traditor fantasma lusinghiero
      Che intorno vola, o figlio,
      E vuol trarti in periglio.
      Ma qui presso al meschino
      Che ricovro non ha, della mia cella
      Sempre aperta è la soglia;
      E povero qual sono,
      Quanto dar gli poss’io, tutto gli dono.
      Vien dunque; in questa notte
      Meco a divider vien liberamente
      Quel che t’offre il mio tetto:
      D’aride frondi un letto,
      Una cena frugale,
      Tranquilli sonni e benedetta pace.
      Giammai le pecorelle
      Che giù per la vallea pascendo vanno,
      A morte io non condanno:
      Chè ad esser pio con elle
      Quel Dio m’insegna che pietoso è meco.
      Ma un innocente io reco
      Vitto dal fianco dell’erboso monte,
      Frutti e radici, e puro umor dal fonte.
           Vieni, e dimentica
             Le tue sciagure.
             A che mai giovano
             Le umane cure?
             Ahi! quanto è misero
             L’uom che si strugge