Pagina:Iliade (Monti).djvu/149

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138 iliade v.1101

Tuoi corridori, e stringilo e il percuoti,
Nè riguardo t’arresti nè rispetto
Di questo insano ad ogni mal parato
E ad ogni parteggiar, che a me pur dianzi
E a Giuno promettea che contra i Teucri1105
A pro de’ Greci avría pugnato; ed ora
Immemore de’ Greci i Teucri aiuta.
   Sì dicendo afferrò colla possente
Destra il figliuol di Capanéo, dal carro
Traendolo; nè quegli a dar fu tardo1110
Un salto a terra; ed ella stessa ascese
Sovra il cocchio da canto a Dïomede
Infiammata di sdegno. Orrendamente
L’asse al gran pondo cigolò, chè carco
D’una gran Diva egli era e d’un gran prode.1115
Al sonoro flagello ed alle briglie
Diè di piglio Minerva, e senza indugio
Contra Marte sospinse i generosi
Cornipedi. Lo giunse appunto in quella
Che atterrato l’enorme Perifante1120
(Un fortissimo Etólo, egregio figlio
D’Ochesio), il Dio crudel lordo di sangue
Lo trucidava. In arrivar si pose
Minerva di Pluton l’elmo alla fronte,
Onde celarsi di quel fero al guardo.1125
   Come il nume omicida ebbe veduto
L’illustre Dïomede, al suol disteso
Lasciò l’immenso Perifante, e dritto
Ad investir si spinse il cavaliero.
E tosto giunti l’un dell’altro a fronte,1130
Marte il primo scagliò l’asta di sopra
Al giogo de’ corsier lungo le briglie,
Di rapirgli la vita desïoso:
Ma prese colla man l’asta volante