Pagina:Iliade (Monti).djvu/253

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242 iliade v.149

Con tutti i duci e d’ogni umíl preghiera,
Come crudel necessità dimanda.150
   Ben altra volta (Agamennón rispose)
Ti pregai d’ammonirlo, o saggio antico,
Chè spesso ei posa, e di fatica è schivo;
Per pigrezza non già, nè per difetto
D’accorta mente, ma perchè miei cenni155
Meglio aspettar che antivenirli ei crede.
Pur questa volta mi precorse, e innanzi
Mi comparve improvviso, ed io l’ho spinto
A chiamarne i guerrieri che tu cerchi.
Andiam, chè tutti fra le guardie, avanti160
Alle porte del vallo congregati
Li troverem; chè tale è il mio comando.
   E Nestore a rincontro: Or degli Achei
Niun ritroso a lui fia nè disdegnoso,
O comandi od esorti. - In questo dire165
La tunica s’avvolge intorno al petto;
Al terso piede i bei calzari annoda;
Quindi un’ampia s’affibbia e porporina
Clamide doppia, in cui fioría la felpa.
Poi recossi alla man l’acuta e salda170
Lancia, e verso le navi incamminossi
De’ loricati Achivi. E primamente
Svegliò dal sonno il sapïente Ulisse
Elevando la voce: e a lui quel grido
Ferì l’orecchio appena, che veloce175
Della tenda n’uscì con questi accenti:
   Chi siete che soletti errando andate
Presso le navi per la dolce notte?
Qual vi spinge bisogno? - O di Laerte
Magnanimo figliuol, prudente Ulisse,180
(Gli rispose di Pilo il cavaliero)
Non isdegnarti, e del dolor ti caglia