Pagina:Iliade (Monti).djvu/254

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v.183 libro decimo 243

De’ travagliati Achei: vieni, che un altro
Svegliarne è d’uopo, e consultar con esso
O la fuga o la pugna. - A questo detto185
Rïentrò l’Itacense nella tenda,
Sul tergo si gittò lo scudo, e venne.
   Proseguiro il cammin quindi alla volta
Di Dïomede, e lo trovâr di tutte
L’armi vestito, e fuor del padiglione.190
Gli dormíano dintorno i suoi guerrieri
Profondamente, e degli scudi al capo
S’avean fatto origlier. Fitto nel suolo
Stassi il calce dell’aste, e il ferro in cima
Mette splendor da lungi, a simiglianza195
Del baleno di Giove. Esso l’eroe
Di bue selvaggio sulla dura pelle
Dormía disteso, ma purpureo e ricco
Sotto il capo regale era un tappeto.
Giuntogli sopra, il cavalier toccollo200
Colla punta del piè, lo spinse, e forte
Garrendo lo destò. Sorgi, Tidíde;
Perchè ne sfiori tutta notte il sonno?
Non odi che i Troiani in campo stanno
Sovra il colle propinquo, e che disgiunti205
Di poco spazio dalle navi ei sono?
   Disse; e quei si destò balzando in piedi
Veloce come lampo, e a lui rivolto
Con questi accenti rispondea: Sei troppo
Delle fatiche tollerante, o veglio,210
Nè ozïoso giammai. A risvegliarne
Di quest’ora i re duci inopia forse
V’ha di giovani achei pronta alla ronda?
Ma tu sei veglio infaticato e strano.
   E Nestore di nuovo: Illustre amico,215
Tu verace parlasti e generoso.