Pagina:Iliade (Monti).djvu/282

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v.382 libro undecimo 271

Diè un alto grido Ettorre, e rincorando
Troiani e Licii e Dardani tonava:
Uomini siate, amici, e richiamate
L’antica gagliardía: lasciato ha il campo385
Quel fortissimo duce, e a me promette
L’Olimpio Giove la vittoria. Or via
Gli animosi cornipedi spingete
Dirittamente addosso ai forti Achivi,
E acquisto fate d’immortal corona.390
Disse, e in tutti destò la forza e il core.
   Come buon cacciator contra un lïone
O silvestre cignale il morso aizza
De’ fier molossi, così l’ira instiga
De’ magnanimi Troi contro gli Achivi395
Il Prïamide Marte: ed ei tra’ primi
Intrepido si volve, e nel più folto
Della mischia coll’impeto si spinge
Di sonante procella che dall’alto
Piomba e solleva il ferrugineo flutto.400
   Allor chi pria, chi poi fu messo a morte
Dal Prïamide eroe, quando a lui Giove
Fu di gloria cortese? Asséo da prima,
Autónoo, Opíte, e Dólope di Clito,
Ofeltio ed Agelao, Esimno, ed Oro405
E il bellicoso Ippónoo. Fur questi
I dánai duci che il Troiano uccise:
Dopo lor, molta plebe. Come quando
Di Ponente il soffiar l’umide figlie
Di Noto aggira, e con rapido vortice410
Le sbatte irato; il mar gonfiati e crebri
Volve i flutti, e dal turbo in larghi sprazzi
Sollevata diffondesi la spuma;
Tal Ettore cader confuse e spesse
Fa le teste plebee. Disfatta intera415