Pagina:Iliade (Monti).djvu/308

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v.121 libro duodecimo 297

Come i più forti dopo sè, tenuto
Il più forte di tutti. In ordinanza
Posti i cinque drappelli, e di taurine
Targhe coperti, mossero animosi
Contro gli Achei, sperando entro le navi125
Precipitarsi alfin senza ritegno.
   Mentre tutti e Troiani ed alleati
Al consiglio obbedían dell’incolpato
Polidamante, il duce Asio sol esso
Lasciar nè auriga nè corsier non volle,130
Ma vêr le navi li sospinse. Insano!
Que’ corsieri, quel cocchio, ond’egli esulta,
Nol torranno alla morte, e dalle navi
In Ilio no nol torneran. La nera
Parca già il copre, e all’asta lo consacra135
Del chiaro Deucalíde Idomenéo.
Alla sinistra del naval recinto
Ove carri e cavalli in gran tumulto
Venían cacciando i fuggitivi Achei,
Spins’egli i suoi corsier verso la porta,140
Non già di sbarre assicurata e chiusa,
Ma spalancata e da guerrier difesa
A scampo de’ fuggenti. Il coraggioso
Flagellò drittamente i corridori
A quella volta, e con acute grida145
Altri il seguían, sperandosi che rotti,
Senza far testa, nelle navi in salvo
Precipitosi fuggirían gli Achivi.
Stolta speranza. Custodían la porta
Due fortissimi eroi, germi animosi150
De’ guerrieri Lapiti. Era l’un d’essi
Polipéte, figliuol di Piritóo,
L’altro il feroce Leontéo. Sublimi
Stavan quivi costor, sembianti a due