Pagina:Iliade (Monti).djvu/414

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v.864 libro decimoquinto 81

Equestre saltator che giunti insieme
Quattro scelti destrier gli sferza e spigne865
Per le pubbliche vie: maravigliando
Stassi la turba, ed ei sicuro e ritto
Dall’un passando all’altro il salto alterna
Sui volanti cavalli; a tal sembianza
Alternava l’eroe gl’immensi passi870
Per le coperte delle navi, e al cielo
La sua voce giugnea sempre gridando
Terribilmente, e confortando i suoi
Delle tende e de’ legni alla difesa.
E nè pur esso di rincontro Ettorre875
Tra’ Teucri in turba si riman; ma quale
Aquila falba che uno stormo invade
O di cigni o di gru che lungo il fiume
Van pascolando; a questa guisa il prode
Di schiera uscito avventasi di punta880
Contra una nave di cerulea prora.
Lo stesso Giove colla man possente
Il sospinge da tergo, e gli altri incita,
E un novello vi desta aspro certame.
Detto avresti che fresca allora allora885
S’attaccava la mischia, e che indefesse
Eran le braccia: l’impeto è cotanto
De’ combattenti con opposti affetti.
Nella credenza di perirvi tutti
Pugnavano gli Achei; nella lusinga890
Di sterminarli i Teucri, ed in faville
Mandar le navi. Ed in cotal pensiero
Gli uni e gli altri mescean la zuffa e l’ire.
   Ettore intanto colla destra afferra
D’una nave la poppa. Era la bella895
Veloce nave che di Troia al lido
Protesilao guidò senza ritorno.

Iliade, Vol. II 6