Pagina:Iliade (Monti).djvu/413

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80 iliade v.830

Ordin gli Achivi, come ria gli sforza830
Necessitade e l’incalzante ferro
De’ Troiani, riparansi al secondo
Alla marina più propinquo; e quivi
Nanzi alle tende s’arrestâr serrati
Senza sbandarsi (chè vergogna e tema835
Li ratteneano) e alzando un incessante
Grido a vicenda si mettean coraggio.
Anzi a tutti il buon Nestore, l’antico
Guardïan degli Achivi, ad uno ad uno
Pe’ genitor li supplica: Deh siate,840
Siate forti, o miei cari, e di pudore
Il cor v’infiammi la presenza altrui.
Della sua donna ognuno e de’ suoi figli
E del suo tetto si rammenti; ognuno
Si proponga de’ padri, o spenti o vivi,845
I bei fatti al pensiero: io qui per essi
Che son lungi vi parlo, e vi scongiuro
Di tener fermo e non voltarvi in fuga.
   Rincorârsi a que’ detti: allor repente
Sgombrò Minerva la divina nube,850
Che il lor guardo abbuiava, e una gran luce
Dintorno balenò. Vider le navi,
Videro il campo e la battaglia e il prode
Ettore e tutti i suoi guerrier, sì quelli
Che in riserbo tenea, sì quei che fanno855
Pugna alle navi. Non soffrì d’Aiace
Il magnanimo cor di rimanersi
Con gli altri Achivi indietro, ed impugnata
Una gran trave da naval conflitto
Con caviglie connessa, e ventidue860
Cubiti lunga, la scotea, per l’alte
De’ navigii corsie lesto balzando
A lunghi passi, simigliante a sperto