Pagina:Iliade (Monti).djvu/442

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v.795 libro decimosesto 109

Orrende grida; e con fragore immenso795
Risonavano l’armi. Un fiero buio
Su l’aspra pugna allor Giove diffuse,
Onde costasse molta strage il corpo
Dell’amato figliuol. Primi i Troiani
Respinsero gli Achei, spento Epigéo.800
Del magnanimo Agácle era costui
Illustre figlio, e fra gli audaci Tessali
Audacissimo. A lui di Budio un giorno
L’alma terra obbedía. Ma spento avendo
Un suo valente consobrino, ei supplice805
A Peléo rifuggissi ed alla diva
Consorte: e questi a guerreggiar co’ Teucri
D’Ilio ne’ campi lo spedîr compagno
Dell’omicida Achille. Or qui costui
Già l’animose mani al combattuto810
Cadavere mettea, quando d’un sasso
Ettore il giunse nella fronte, e tutta
In due gliela spezzò dentro l’elmetto.
Cadde prono sul morto l’infelice,
E chiuse i lumi nell’eterna notte.815
   Addolorato dell’ucciso amico
Dritto tra’ primi pugnator scagliossi
Di Menézio il buon figlio: e qual veloce
Sparvier che gracci paventosi e storni
Sparpaglia per lo cielo e li persegue;820
Tal nel denso de’ Licii e de’ Troiani
Irrompesti, o Patróclo, alla vendetta
Del caduto compagno. A Stenelao,
Caro figliuol d’Itemenéo, percosse
D’un rude sasso la cervice, e i nervi825
Ne lacerò. Piegâr, ciò visto, addietro
I combattenti della fronte: ei pure
Piegò l’illustre Ettorre; e quanto è il tratto