Pagina:Iliade (Monti).djvu/445

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112 iliade v.897

Sepolto tutto dalla fronte al piede.
Senza mai requie al freddo corpo intorno
Facean tutti baruffa: e quale è il zonzo
Con che soglion le mosche a primavera900
Assalir susurrando entro il presepe
I vasi pastorali, allor che pieni
Sgorgan di latte; di costor tal era
La giravolta intorno a quell’estinto.
   Fissi intanto tenea nell’aspra pugna905
Giove gli sguardi lampeggianti, e seco
Sul fato di Patróclo omai maturo
Severamente nell’eterno senno
Consultando venía, se il grande Ettorre
Là sul giacente Sarpedon l’uccida,910
E dell’armi lo spogli; o se preceda
Al suo morire di molt’altri il fato.
E questo parve lo miglior pensiero,
Che del Pelíde Achille il bellicoso
Scudier ricacci col lor duce i Teucri915
Alla cittade, e molte vite estingua.
Però d’Ettore al cor tale egli mise
Una vil tema, che montato il cocchio
Ratto in fuga si volse, ed alla fuga
I Troiani esortò, chiaro scorgendo920
Inclinarsi di Giove a suo periglio
Le fatali bilance. Allor piè fermo
Neppur de’ Licii lo squadron non tenne,
Ma tutti si fuggîr visto il trafitto
Re lor giacente sotto monte orrendo925
Di cadaveri: tante su lui caddero
Anime forti quando della pugna
A Giove piacque esasperar gli sdegni.
Così le corruscanti arme gli Achivi