Pagina:Iliade (Monti).djvu/528

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v.51 libro ventesimo 195

Menavano gli Achei, perchè comparso
Dopo lungo riposo era il Pelíde,
E corse ai Teucri un freddo orror per l’ossa
Visto nell’armi lampeggiar, sembiante
Al Dio tremendo delle stragi, Achille.55
Ma quando le celesti alle terrene
Armi fur miste, una ineffabil surse
Di genti agitatrici aspra contesa.
Terribile Minerva, or sull’estremo
Fosso volando ed or sul rauco lido,60
Da questa parte orribilmente grida:
Grida Marte dall’altra a tenebroso
Turbin simíle, ed or dall’ardue cime
Delle dardanie torri, ed or sul poggio
Di Colone lunghesso il Simoenta65
Correndo, infiamma a tutta voce i Teucri.
   Così l’un campo e l’altro inanimando
Gli Dei beati gli azzuffâr, commisti
In conflitto crudel. Dall’alto allora
De’ mortali e de’ numi orrendamente70
Il gran padre tuonò: scosse di sotto
L’ampia terra e de’ monti le superbe
Cime Nettunno. Traballâr dell’Ida
Le falde tutte e i gioghi e le troiane
Rocche, e le navi degli Achei. Tremonne75
Pluto il re de’ sepolti e spaventato
Diè un alto grido e si gittò dal trono,
Temendo non gli squarci la terrena
Volta sul capo il crollator Nettunno,
Ed intromessa colaggiù la luce80
Agli Dei non discopra ed ai mortali
Le sue squallide bolge, al guardo orrende
Anco del ciel; cotanto era il fragore
Che dal conflitto de’ Celesti uscía.