Pagina:Iliade (Monti).djvu/527

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194 iliade v.17

Obbedïente ei pure il re Nettunno,
Tra i maggiori sedendosi, la mente
Di Giove interrogò con questi accenti:
Perchè di nuovo, fulminante Iddio,20
Chiami i numi a consiglio? Alfin decisa
De’ Troiani vuoi forse e degli Achei
Pronti a zuffa mortal l’ultima sorte?
   Ben vedesti, o Nettunno, il mio pensiero,
Giove rispose; del chiamarvi è questa25
La cagion: benchè presso al fato estremo
E gli uni e gli altri in cor mi stanno. Assiso
Su le cime d’Olimpo io qui mi resto
L’ire mortali a contemplar tranquillo.
Voi sul campo scendete, e a cui v’aggrada30
De’ Teucri e degli Achei recate aita.
Se pugna Achille ei sol, nol sosterranno
Nè pur tampoco i Teucri, essi che ieri
Solo al vederlo ne tremaro. Ed oggi,
Che d’ira egli arde per l’amico, io temo35
Non anzi il dì fatal Troia rovini.
   Disse, e di guerra un fier desire accese
De’ Celesti nel cor, che in due divisi
Nel campo si calâr: verso le navi
Giuno e Palla Minerva e coll’accorto40
Util Mercurio s’avvïò Nettunno.
Li seguía zoppicando, e truci intorno
Gli occhi volgendo di sua forza altero
Vulcano, ed il sottil stinco di sotto
Gli barcollava. Alla troiana parte45
N’andâr dell’elmo il crollator Gradivo,
L’intonso Febo colla madre e l’alma
Cacciatrice sorella e Xanto e Venere
Dea del riso. Finchè dalle mortali
Turbe i numi fur lungi, orgoglio e festa50