Pagina:Iliade (Monti).djvu/540

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v.459 libro ventesimo 207

Con gridi orrendi si balzò nel mezzo
De’ Troiani, e prostese a prima giunta460
Di numerose genti un condottiero,
Il prode Ifizïon che ad Otrintéo
Guastator di città nell’opulento
Popolo d’Ide sul nevoso Tmolo
Näide Ninfa partorì. Venía465
Costui di punta a furia. Il divo Achille
Coll’asta a mezzo capo lo percosse,
E in due lo fêsse. Rimbombando ei cadde,
Ed orgoglioso il vincitor sovr’esso
Esclamò: Tremendissimo Otrintíde,470
Eccoti a terra: e tu sepolcro umíle
In questa sabbia avrai, tu che superba
Cuna sortisti alla gigéa palude
Ne’ paterni poderi appo il pescoso
Illo e dell’Ermo il vorticoso flutto.475
   Così l’oltraggia; della morte il buio
Coprì gli occhi al meschino, e de’ cavalli
L’ugna e li chiovi delle rote achee
Il lasciâr nella calca infranto e pesto.
   Ferì dopo costui Demoleonte,480
D’Anténore figliuolo e valoroso
Combattitore; lo ferì sul polso
Della tempia, nè valse alla difesa
La ferrea guancia del polito elmetto.
L’impetuosa punta spezzò l’osso,485
Sgominò le cervella, che di sangue
Tutte insozzârsi, e così giacque il fiero.
Gittatosi dal carro, Ippodamante
Dinanzi gli fuggía. L’asta d’Achille
Lo raggiunse nel tergo. L’infelice490
Esalava lo spirto, e mugolava
Come tauro che a forza innanzi all’are