Pagina:Iliade (Monti).djvu/583

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250 iliade v.421

   Ettore, il giorno che spogliasti il morto
Patroclo, in salvo ti credesti, e nullo
Terror ti prese del lontano Achille.
Stolto! restava sulle navi al mio
Trafitto amico un vindice, di molto425
Più gagliardo di lui: io vi restava,
Io che qui ti distesi. Or cani e corvi
Te strazieranno turpemente, e quegli
Avrà pomposa dagli Achei la tomba.
   E a lui così l’eroe languente: Achille,430
Per la tua vita, per le tue ginocchia,
Per li tuoi genitori io ti scongiuro,
Deh non far che di belve io sia pastura
Alla presenza degli Achei: ti piaccia
L’oro e il bronzo accettar che il padre mio435
E la mia veneranda genitrice
Ti daranno in gran copia, e tu lor rendi
Questo mio corpo, onde l’onor del rogo
Dai Teucri io m’abbia e dalle teucre donne.
   Con atroce cipiglio gli rispose440
Il fiero Achille: Non pregarmi, iniquo,
Non supplicarmi nè pe’ miei ginocchi
Nè pe’ miei genitor. Potessi io preso
Dal mio furore minuzzar le tue
Carni, ed io stesso, per l’immensa offesa445
Che mi facesti, divorarle crude.
No, nessun la tua testa al fero morso
De’ cani involerà: nè s’anco dieci
E venti volte mi s’addoppii il prezzo
Del tuo riscatto, nè se d’altri doni450
Mi si faccia promessa, nè se Príamo
A peso d’oro il corpo tuo redima,
No, mai non fia che sul funereo letto