Pagina:Iliade (Monti).djvu/77

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66 iliade v.81

E nerbo e lena al fenditor raddoppia.
Non rinfacciarmi di Ciprigna i doni,
Chè, qualunque pur sia, gradito e bello
Sempre è il dono d’un Dio; nè il conseguirlo
È nel nostro volere. Or se t’aggrada85
Ch’io scenda a duellar, fa che l’achee
Squadre e le teucre seggansi tranquille,
E me nel mezzo e Menelao mettete
D’Elena armati a terminar la lite,
E di tutto il tesor di ch’ella è ricca.90
Qual si vinca di noi s’abbia la donna
Con tutto insieme il suo regal corredo,
E via la meni alle sue case; e tutti
Su le percosse vittime giurando
Amistà, voi di Troia abiterete95
L’alma terra securi, e quelli in Argo
Faran ritorno e nell’Acaia in braccio
Alle vaghe lor donne. - A questo dire
Brillò di gioia Ettorre, ed elevando
L’asta brandita e procedendo in mezzo,100
Di sostarsi fe’ cenno alle sue schiere.
Tutte fêr alto: ma gl’infesti Achei
A saettar si diero alla sua mira
E dardi e sassi, infin che forte alzando
La voce Agamennón: Cessate, ei grida,105
Cessate, Argivi; non vibrate, Achei,
Ch’egli par che parlarne il bellicoso
Ettore brami. - Riverenti tutti
Cessâr le offese, e si fur queti. Allora
Fra questo campo e quello Ettor sì disse:110
   Troiani, Achivi, dal mio labbro udite
Ciò che parla Alessandro, esso per cui
Fra noi surta ed accesa è tanta guerra.
Egli vuol che de’ Teucri e degli Achei