Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/134

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50-79 CANTO IV 79

     50E a lui cosí rispose Giunone dall’occhio fulgente:
«Tre sono le città che piú predilige il mio cuore:
Argo, Sparta, e Micene, che vanto ha d’ampissime strade:
quando al tuo cuore odïose divengano, struggile pure,
ché io non le vorrò difendere, oppormi a tue brame:
55ché già, se pur volessi che fossero salve, ed oppormi,
nulla ottener potrei: ché troppo di me sei piú forte.
Ma pur, l’opera mia non dev’essere inutile e vana,
ché me l’accorto Crono colmò piú che ogni altra d’onore,
perché prima d’ogni altra son nata, perché tua consorte
60sono chiamata, e tu sei signore degli uomini tutti.
Dunque, intervenga adesso reciproco accordo fra noi:
io cedo a te, tu a me: dovranno seguire l’esempio
gli altri Celesti. E tu da’ l’ordine presto ad Atena
che scenda ove gli Achei si azzuffan con gli uomini d’Ilio,
65e tenti se per prima la gente di Troia non franga
il giuramento stretto coi prodi magnanimi Achivi».
     Disse cosí Giunone. Degli uomini il padre e dei Numi
accondiscese; e volse veloci parole ad Atena:
«Non indugiare, va’ giú fra i Troiani e gli Achivi schierati,
70e tenta se per prima la gente di Troia non franga
il giuramento stretto coi prodi guerrieri d’Acaia».
     Disse; ed Atena eccitò, che già tutta ardeva di brama,
e con un lancio giú si scagliò dalle vette d’Olimpo.
Come talvolta il figlio di Crono saggissimo, un astro
75scaglia, ai nocchieri erranti lucente prodigio, e ad un folto
stuolo di genti: attorno gli sprizzano fitte scintille:
simile a questo, alla terra s’avventò giú Pallade Atena.
Fra le due schiere piombò: stupore percosse, a vederla,
i cavalieri troiani, gli Achei da le belle gambiere;